di FEDERICA ZAGARIA
Questa volta ho incontrato un’altra donna “storica” del Carnico, una che nel nostro campionato ci ha messo tantissima passione e tempo. Tutti la ricordano, senz’altro, come la segretaria della FIGC di Tolmezzo e, per i ragazzi della rappresentativa carnica degli anni ’90, era diventata una persona di famiglia: mi riferisco, ovviamente, a Maria Nascimben.
Avevo pensato a lei come “donna del Carnico” già alla nascita della rubrica, ma era da tanto tempo che non la incrociavo sui campi di calcio, nonostante lei sia sempre stata una gran tifosa, a volte anche accanita, come sottolinea lei stessa. Ecco che poi, un giorno, appare un suo commento su Faceboo, ad una mia intervista. Così ho preso la palla al balzo (tanto per rimanere in tema) e l’ho contattata.
È stato per me molto piacevole rivederla e chiacchierare a lungo con lei. Tra le cose che non sapevo, è che è originaria di Treviso, da ragazza veniva in vacanza a Verzegnis da parenti e lì si è trasferita dopo essersi sposata.
«Sono in Carnia da cinquant’anni – mi dice infatti -. Amo lo sport in generale, lo seguo anche in tv. Ho iniziato a far parte del Carnico nel 1982, quando, per dare una mano al Verzegnis, di cui ero tifosa, ne sono diventata dirigente e, subito dopo, nel 1983 abbiamo vinto il campionato. Mi occupavo principalmente delle “scartoffie” da consegnare alla sezione di Tolmezzo dell’allora FIGC, è lì che ho conosciuto Gianni Toffoletto, che mi ha invitat.a ad entrare a farne parte. All’inizio mi occupavo dei tesseramenti e del settore giovanile, fino a diventarne Segretaria»
Hai una squadra del cuore?
«Tifo, ovviamente, per il Treviso e anche per l’Inter».
Cosa ti ha regalato il Carnico e cosa, invece, ti ha tolto?
«Mi ha portato tante amicizie, fuori e dentro dal campo. Considero ancora, certi giocatori come i “miei ragazzi”. Quando io e Giovan Battista De Reggi (conosciuto come Titta, ndr) seguivamo e ci occupavamo della Rappresentativa Carnica, io facevo delle cronache ironiche delle partite ed era molto divertente per me e per tutti i partecipanti dell’epoca».
A questo proposito, avresti qualche aneddoto di cui renderci partecipi?
«La cosa più emozionante che mi sia capitata è avvenuta proprio su Carnico.it nel 2019: il giorno del mio compleanno sono apparsi, da parte della redazione, gli auguri per me con una dedica veramente commovente. Ne ho fatto lo screenshot e me ne rimane un ricordo indelebile».
Fondamentalmente sei una persona timida e mi dicevi che l’esperienza in FIGC ti ha aiutata in questo. Ti va di raccontarlo?
«È vero, specialmente parlare in pubblico mi metteva in gran difficoltà e l’ho superata ad un’Assemblea del Carnico in cui Gianni Toffoletto mi ha fatto fare l’appello alle società presenti. In quel momento ho provato un grandissimo imbarazzo, perché avrei dovuto espormi in pubblico e sono arrossita, ma poi ce l’ho fatta e mi è servito a non provare più imbarazzo nel parlare davanti a molte persone».
Sicuramente hai molti racconti da poter condividere con noi anche come tifosa. Ti piacerebbe raccontarci qualcos’altro?
«Quello che ti narro ora riguarda mio figlio, Alberto Zanier, e me, come tifosa. Eravamo a Priuso, dove il campo è molto vicino agli spalti e ad un certo punto dell’incontro facevo un tifo abbastanza “critico” nei suoi confronti. In un attimo di silenzio si è voltato dal rettangolo di gioc, verso di me e mi ha chiesto se fossi voluta scendere a giocare al posto suo. Mi sono vergognata tantissimo ma ora lo ritengo un episodio divertente tra madre e figlio, appassionati dello stesso sport».
Il calcio è considerato, da molti, ambiente maschile: come ti sei sentita accolta nel Carnico?
«Sono sempre stata trattata bene, ma sempre con valenza minore rispetto ad un uomo e quindi non mi sono sempre sentita adeguata all’ambito calcistico».
Quanto parli in famiglia di calcio?
«Pochissimo, perché io ed il mio compagno Natalino abbiamo opinioni abbastanza divergenti e così, per non litigare, si evita il discorso calcistico (ride, ndr)».
Come descriveresti il Campionato Carnico?
«Porta con sé momenti di grande amicizia e di spensieratezza, anche se spesso, alle partite, da tifosa, mi incavolavo (sorride, anche con lo sguardo, ricordando mentalmente i bei momenti trascorsi sui campi di calcio, ndr)».
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