di MASSIMO DI CENTA
Con la vittoria odierna a Trasaghis è arrivata per la Moggese la promozione in Seconda Categoria: erano dieci anni che i bianconeri vivacchiavano in Terza, dopo la retrocessione del 2015 e questo 2024 rischia di diventare un anno magico, considerata la vittoria nella Coppa di Terza e la possibilità di centrare un clamoroso tris se dovesse arrivare anche la Coppa delle Coppe.
Traguardi raggiunti dopo la grande delusione della passata stagione, quando non vennero centrati gli obiettivi che la società si auspicava. Si è deciso, quindi, di cambiare rotta, sia per quanto riguarda la guida tecnica sia per quanto riguarda la gestione della squadra. C’era la necessità di portare in panchina un allenatore in grado di saper lavorare con i giovani, ma soprattutto di saper gestire sia la parte tecnica che quella di crescita del gruppo. Il ds Michele Donadelli propose Davide Pittoni già nella scorsa stagione e in inverno ha insistito per portare il tecnico gemonese, consapevole delle sue capacità avendo avuto l’opportunità di vederlo lavorare da vicino quasi 15 anni fa a Chiusaforte con Il Val Fella.
Dopo aver affidato la panchina a Pittoni, si è cercato di costruire una squadra giovane mettendo a disposizione del tecnico ben 17 calciatori nati dopo il 2000, con prevalenza di 2003.
La società, con i giocatori, è stata molto chiara, chiedendo poche cose: serietà nell’impegno preso e presenza costante agli allenamenti, cosa che alla fine ha pagato, risultando uno degli elementi fondamentali in questo cammino.
Per quanto riguarda l’assetto societario, negli ultimi tre anni è cresciuto moltissimo: seppur composto da un numero esiguo di dirigenti, ha posto basi importanti per il futuro. Fondamentale è stato l’ingresso in società in questa stagione di Giovanni Fabris, che ha portato la sua quindicennale esperienza raccolta nei campionati regionali. Il presidente Cristian Bulfon ha saputo organizzare e coordinare al meglio le operazioni, fidandosi e responsabilizzando i suoi collaboratori, tra i quali Donadelli ha rivestito un ruolo di enorme importanza, avendo saputo unire alla grande passione e attaccamento all’ambiente anche doti da grande dirigente, sempre attento a cogliere i momenti più delicati che si affrontano durante la stagione.
Per quanto riguarda la squadra, si può dire che il collettivo è stata l’arma in più: i giocatori sono stati esemplari, sempre presenti agli allenamenti (una media di 22 giocatori a seduta), anche quando alcune settimane diventavano tre, tra il lavoro in campo e lavoro in piscina. Ragazzi che oltre ad essere squadra sono anche amici fuori dal campo, dimostrando personalità e consapevolezza dei propri mezzi, quella acquisita dopo la prima sconfitta in campionato, con i più giovani che si sono rimboccati le maniche e hanno lavorato duro a livello di testa per crescere.
In tutto questo percorso c’è tanto di Davide Pittoni: si è presentato con grandi ambizioni e dopo un solo allenamento si era già sbilanciato sul percorso che la sua squadra poteva fare. Ha chiesto alla società una precisa identità, non ha voluto nessun calciatore, ma ha preteso di lavorare con il materiale che la società gli aveva messo a disposizione. Tre le regole che ha imposto: presenza di almeno un dirigente ad ogni allenamento (ne sa qualcosa Donadelli: tra partite e allenamenti sono una novantina le presenze al campo), materiale tecnico e vestiario obbligatorio per dare una precisa identità di squadra; cena del venerdì obbligatoria per tutti.
Per quanto riguarda i giocatori, come detto, il gruppo è stato determinante, ma ci sembra giusto fare qualche menzione particolare. Iniziamo da David Not: dietro ai successi della Moggese c’è molto della bandiera bianconera, collaboratore in campo di Pittoni è uno di quello che ha la squadra nel cuore e nonostante i molti impegni che affronta quotidianamente, riesce a dare sia in campo che fuori un grandissimo contributo alla società.
Un altro che merita un po’ di spazio in più è Matteo Rossi: il portierino, classe 2000 è un’intuizione del ds Donadelli, che lo ha prelevato nei campionati invernali. Matteo in più di qualche occasione ha portato a casa punti con le sue parate; grandissimo lavoratore in allenamento, riesce a conciliare la sua grande passione per il calciò tra lavoro e i suoi due figlioli. Una menzione particolare anche a Carlo Amici, che nel momento di difficoltà, quando Borgobello si infortunò, in poco meno di 30 minuti accettò la richiesta della società di far parte della squadra bianconera. Amici ha saputo motivare la squadra ogni qual volta è sceso in campo e anche dopo aver passato il testimone a Rossi ha sempre voluto incoraggiare i compagni prima di ogni partita.
(nella foto di Alberto Cella, la festa della Moggese dopo la vittoria nella Coppa di Terza contro il Bordano)