di MASSIMO DI CENTA
Guglielmo De Toni, classe 1960, ovvero cento per cento Paularo. Crediamo che in pochi possano vantare una paularinità cosi totale: ha iniziato a giocare con la Juniores del Trelli, ha passato una vita in maglia Velox e ha concluso la carriera nella Paularese (erede del Milan Club). E infine, per non farsi mancare niente, ha giocato anche con la squadra amatori del paese e probabilmente non è un caso se di tutte queste squadre ha anche messo al braccio la fascia di capitano, continuando a farlo anche nel campionato Collinare, quando ha difeso i colori del “Gambero” e degli Over della “Coop.ca”.
Ma ve lo ricordate “Gjelmo” quando giocava terzino sinistro con la maglia gialloblu? Un tipo di pochi complimenti: agonismo, fisicità e tanta generosità, il classico terzino vecchie maniere. Duro ma corretto, nonostante un carattere frizzante che non gli ha risparmiato alcune discussioni in campo che poi finivano, naturalmente, al chiosco, dove davanti a una birra tutto si aggiustava, perché il carattere frizzante gli facilitava la battuta e la capacità di sdrammatizzare. Se gli domandate quale avversario lo avesse messo più in difficoltà non gliene viene su nemmeno uno, ma si affretta a precisare: «Meno male che non ho mai dovuto incrociare nella mia zona di competenza Fabrizio Damiani. Quello era un fenomeno!».
Dei tempi della Velox non può ricordare grandi vittorie: i due scudetti sono arrivati in Val d’Incarojo quando lui o era troppo giovane (il primo nel 1978) o era già avanti con gli anni (il secondo è datato 2004). Ma sicuramente fu uno dei protagonisti di quella Velox che vinse un campionato di Seconda restando in testa dall’inizio alla fine. E nella sua lunga storia con la Velox è stato impossibile non incrociare la dottoressa Nives Romano. Il suo rapporto con lei è ancora vivo nei sui ricordi: «La dottoressa, per me, è stata come una seconda mamma; anzi, paradossalmente, qualcosa di più. Con lei mi confidavo, dicendole cose che nemmeno a mia madre ho mai detto». E questo feeling con i presidenti del sodalizio gialloblu è proseguito, visto che i successori della dottoressa, prima Bepi Screm e poi l’attuale, Fabio Revelant, gli hanno chiesto più volte di entrare a far parte del consiglio direttivo. «Ma io ho sempre rifiutato. Non per disamore verso la squadra, ma perché il Carnico è cambiato e ci vuole un impegno che non posso permettermi di garantire».
Ma lui la Velox e il Carnico li segue sempre: i suoi interventi sui nostri social sono puntuali e pieni d’affetto e anche la sua presenza ai “Saletti” è molto assidua, anche se forse in questo Carnico ci si riconosce poco: «Ai miei tempi c’era più passione, più unione, le squadre erano delle vere e proprie famiglie. Adesso girano troppi soldi e, in qualche modo, la cosa rappresenta un pericolo per l’unione negli spogliatoi. Lo dico senza alcuna polemica: il mondo è cambiato e anche il nostro Carnico si è adeguato alle mode». Si dice orgoglioso di non aver mai preso una lira: «I nostri premi erano le gite che la dottoressa organizzava: Vienna, Budapest, Praga sono state le mete di quei viaggi che ricordo ancora con un piacere immenso».
Normale chiedergli un pensiero su un altro De Toni, Gildo, che a 57 anni ancora gioca: «Sì, ma lui ha qualche anno di meno – risponde –, anche se quando lo vedo ancora nei tabellini mi verrebbe voglia di ricominciare». Beh, se ricominciasse la fascia di capitano non gliela toglierebbe nessuno. Nemmeno Gildo…
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