Carnico story: Patrick Adami

di MASSIMO DI CENTA

Un Campionato e una Coppa Carnia: eccolo qui l’albo d’oro di Patrick Adami, racchiuso in quel magico 2006 che lo vide tra i protagonisti indiscussi di quel Cedarchis che fece doppietta. Chi lo ha visto giocare sa che tipo di giocatore fosse, per chi non l’ha visto o semplicemente non se lo ricorda (difficile, però…) proviamo a raccontarlo: un fisico che sicuramente non risponde ai parametri del calciatore di questi anni. Piccolino, ma con una facilità di corsa e il cambio di passo di quelli che hanno quel qualcosa in più. E poi un tipo dalle giocate geniali, con quegli spunti che riuscivano sempre a creare quella superiorità numerica che piace tanto agli allenatori. Peccato che due caviglie sottili e pertanto spesso malconce ne abbiano condizionato una carriera che sarebbe stata sicuramente diversa. Un talento, insomma, che magari ha vinto poco ma di certo ha lasciato un segno nella storia del Carnico. Qualità sopra la media, indubbiamente, così come ha certificato anche Fabrizio Damiani che spesso lo ha indicato come il calciatore che più gli assomigliava nel modo di giocare.

Patrick Adami

Patrick, classe 1980, inizia a giocare nelle giovanili del Tolmezzo per poi vestire le maglie di Villa, Lauco, Cedarchis e Folgore con un’apparizione nel calcio regionale a Magnano in Riviera. Inizio a Tolmezzo, si diceva, poi ecco il Villa, dove l’incontro con Stefano De Antoni lo fa crescere soprattutto come uomo, perché il tecnico di Ovaro sarà per Patrick come un padre. Altra cosa che accomuna Adami a Damiani è la capacità, certe volte, di fare scelte di cuore ed infatti anche Patrick non resiste alla tentazione scegliendo Lauco (paese delle sue origini) per un anno. Un anno che non è fortunato né per lui (fuori metà stagione per un infortunio) né per la squadra che alla fine non ce la farà a salvarsi. Di quell’anno Adami ricorda uno spogliatoio depresso, quasi rassegnato alla retrocessione. Non fu insomma un bel periodo, ma Stefano De Antoni non si è certo dimenticato di lui e lo vuole con sé a Cadarchis. L’inizio in giallorosso non è dei migliori: Patrick gioca, si impegna ma non segna. De Antoni che conosce le capacità tecniche del giocatore e i valori umani del ragazzo, lo vede intristirsi ed andare incontro ad un’involuzione tecnica e tattica che di certo non aiuta la squadra. E’ così che si lascia andare ad una intuizione davvero geniale, trasformando Patrick da seconda punta ad esterno di centrocampo. Liberato dall’ansia del gol ad ogni costo Adami ritrova smalto e giocate vincenti, sfornando assist a ripetizione e procurandosi tantissimi calci piazzati. Il suo girone di ritorno è un piccolo capolavoro e lui, alla fine, sarà uno dei protagonisti dell’ennesimo scudetto giallorosso. Di quell’ambiente il ricordo più nitido che ha è quello di un gruppo formidabile, di una squadra che si avvicina molto al livello del calcio regionale, per quella forza interiore che sa sprigionare. Ma ancora una volta si lascia andare ad una scelta di cuore e si decide a vestire la maglia della Folgore, perché Invillino è il paese in cui vive. Sono anni molto belli, scanditi da vittorie e partite memorabili: l’aria di casa evidentemente gli fa bene, perché non perde nessuna delle sue caratteristiche, alle quali aggiunge una prolificità sotto porta davvero nuova per le caratteristiche degli ultimi anni. È lui il simbolo della squadra, segnando reti importanti e straordinarie. E poi, finalmente, alla Folgore ha come compagno Max Agostinis, il difensore che più di ogni altro ha sofferto quando ci giocava contro…
Un Carnico, il suo, vissuto con intensità emotiva prima che tecnica, perché per lui il nostro campionato non è solo calcio, ma è soprattutto un bel modo di condividere la realtà di ogni giorno anche attraverso un pallone. Lui che ha vissuto il derby di Villa con le due maglie, lui che ha un ricordo sempre acceso, perché le casacche cambiano ma quello che ci sta sotto ha il colore di ogni squadra per la quale ha dispensato il suo talento, bistrattato più dalle sue caviglie che dai difensori avversari. Anni segnati da avventure vissute tra uno scatto e tanti bei dopo partita, tra un dribbling e belle serate coi compagni, tra un assist e tanta umanità. Fino al 2022, quando in maglia Folgore dice basta. Tra le persone che ricorda più volentieri, oltre a De Antoni, altri due allenatori: il compianto Gianni De Sandre, che definisce persona buonissima e disponibile, ma soprattutto un grande tattico e Loris Rassati. Loris, secondo Adami, è uno che sa di calcio come pochi ma pretende troppo in un campionato in cui non sempre è possibile ricevere in cambio la professionalità che si cerca di dare.

Visita la sezione Story per scoprire altri ritratti e ricordi del Carnico.

(in copertina l’esultanza di Adami dopo un gol nella foto di Alberto Cella)

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