Le donne del Carnico: Solidea Masutto

di FEDERICA ZAGARIA

Già dal primo contatto telefonico ho la sensazione, che poi al momento dell’incontro per l’intervista rispecchierà la realtà, che Solidea Masutto non sia una persona abituata ad essere sotto ai riflettori e che, anzi, sia abbastanza schiva e non ami particolarmente la “notorietà”.
Quello che chiacchierando mi trasmette e che ha fatto suo nell’esperienza nell’Amaro, è l’idea e la sensazione di appartenenza ad un gruppo e, ancor di più, ad un paese che accoglie tutti e rende un campo sportivo il ritrovo di una comunità intera, non solo calcistica.
«Odiavo il calcio, ma voglio subito sottolineare che il Carnico è diverso, è socialità, aggregazione ed amicizia – spiega –Con mio marito (Cristian Spimpolo, direttore sportivo dell’Amaro, ndr) ci siamo trasferiti nel 2010 ad Amaro e nel 2015, quando lui ancora giocava, ho cominciato a dare una mano al chiosco. Ora, oltre a quello, mi occupo delle pulizie e del lavaggio delle divise e, da un paio di anni, sono entrata nella società come dirigente».

Cosa ti ha regalato il Carnico e cosa invece ti ha tolto?
«È scontato dirlo ma è la verità: ti toglie tempo libero però ti dà tanto, perché  senti l’importanza di quello che fai. Di certo non rinuncerei mai ad una partita in cambio di una giornata al mare. Inoltre, grazie a questo “impegno”, ho ricevuto in dono molte amicizie, in particolare quella con Camilla Fachin, che da tifosa e collaboratrice è diventata anche lei dirigente. Oltretutto ho acquisito un gran legame con l’intero paese».

Ci sono stati anche dei momenti non facili, ti va di raccontarli?
«Uno dei più duri è stato l’anno post lockdown. La ripresa, dal punto di vista organizzativo, non è stata semplice, ma c’era la gran volontà di ricominciare che mi dava una gran spinta. Anche l’ultimo campionato è stato difficile: la nostra squadra subiva tantissime sconfitte che nessuno poteva prevedere e proprio durante l’anno del Centenario della società, ma da questo abbiamo visto l’unione che c’è tra noi, perché nonostante tutto non ci sono stati sfaldamenti di alcun genere e siamo rimasti uniti, anche nelle sconfitte».

Di questi anni nell’Amaro c’è qualche ricordo particolare che ti è rimasto nel cuore?
«Non posso non ritornare al 2022, anno in cui siamo saliti dalla Seconda alla Prima Cartegoria. Siamo stati promossi conquistando tantissime vittorie e di conseguenza abbiamo festeggiato molto, anche se, mentre gli altri facevano festa, io lavoravo al chiosco, tant’è vero che solo a fine serata, durante i festeggiamenti, sono riuscita a fare una foto con mio marito e nostra figlia Giulia: tra l’altro anche lei ora dà una mano quando giochiamo in casa. Un altro momento particolare è stata la festa del Centenario: in quell’occasione mi sono veramente sentita parte di qualcosa di importante, di un grande progetto che coinvolge tutto il paese. Una festa commovente ed è stato piacevole sentire anche gli ex e le “vecchie glorie” che raccontavano gli albori della squadra e della società».

Hai accennato spesso al paese e all’unione che c’è attorno alla squadra ed allo stesso campo sportivo. Raccontaci meglio questo “sentimento”.
«Faccio un esempio per spiegare come viviamo il campo di Amaro. Mettiamo che si giochi di anticipo al sabato e quindi la domenica sarebbe libera da impegni calcistici: ebbene, ad una certa ora, casualmente, capita che prima uno e poi un altro, si capiti al campo sportivo fino ad essere lì in tanti, per cui, come conclusione, si ordina la pizza e si mangia lì, tutti insieme. Il campo è la nostra casa, calcisticamente parlando, il nostro punto di ritrovo e ci si vede lì, senza che ci si sia organizzati, proprio come in famiglia».

Il calcio è considerato, da molti, ambito maschile: tu, come lo vivi?
«Benissimo. Considera anche che noi al chiosco siamo tutte donne, tranne il super Marsilio Vidoni, che si occupava di approvvigionamento delle materie e della gestione del chiosco stesso. È una persona meravigliosa da cui ho imparato tanto: lui è uno che rappresenta proprio il Campionato Carnico, sempre disponibile e pronto a dare una mano. In ogni caso sono sempre stata bene con tutti e non ho avuto alcun problema in questo ambito».

Quanto parli a casa e in famiglia di calcio?
«Continuamente, non c’è mai fine. Del resto essendo Cristian il direttore sportivo dell’Amaro, si può dire che non ci sia mai sosta. Poi d’estate si aspetta con ansia la partita dove Giulia incontra le sue amiche ed anche, ogni tanto, qualche sua ex maestra che fa anche la radiocronista per “A tutto Carnico”, Rosella Iob».

Come definiresti il Carnico?
«Una famiglia, perché va oltre aggregazione e amicizia».

Già pubblicati:

16) Erica Gallina
15) Marica Agarinis
14) Clara D’Agaro
13) Tecla Pellizzari
12) Claudia e Stefania Candoni
11) Miriam Cacitti
10) Maria Nascimben
9) Anna Rita Marrocco
8) Pasqualina Piredda
7) Cinzia Adami
6) Vanda D’Orlando
5) Vanna Tomat
4) Monica Chiapolino
3) Rosetta Del Monte
2) Evelina Squecco
1) Marisa Veritti

Subtitle

Per la tua pubblicità

Some description text for this item

Subtitle

Instagram

Some description text for this item

Subtitle

TECHNICAL PARTNER

Some description text for this item