Carnico story: Gino Candido

di MASSIMO DI CENTA

Chi lo ha visto calcare i campi sportivi regionali, adesso, vedendolo portare a spasso Lana, la sua cagnolina, ripenserà a quando portava a spasso… gli avversari. Eh sì, perché lui, Gino Candido, classe 1971, è stato uno di quei giocatori che ti bastava vederlo giocare una volta per non dimenticarlo più. Una talento, un genietto, uno di quelli che pensa al calcio verticale, che farebbe magari arrabbiare gli allenatori di adesso, che pretendono scarichi, giro palla, passaggi all’indietro per ripartire. A lui non serviva. Lui l’uomo lo saltava di netto, per poi inventarsi la giocata o concludere l’azione in prima persona. Eppure non era veloce, né tanto meno assistito dalla prestanza fisica: piccolo, ma ben piantato. Veniva in suo aiuto una tecnica decisamente sopra, di un bel po’, sopra la media. Mai una giocata superflua, mai un abuso da mangiapalloni. Dava la sensazione di divertirsi, giocando. Molto meno, senz’altro, si divertivano i suoi avversari, quelli lasciati sul posto con una finta o un dribbling.
Una carriera, quella di Gino, iniziata con la Velox per poi proseguire con le maglie di Real, Pro Gorizia, giovanili a Passons, Bujese, ancora Real per poi chiudere col Rigolato, paese delle sue origini. Un albo d’oro niente male, con due campionati, quattro Coppe Carnia e poi gli ultimi acuti, appunto, col Rigolato che con lui in campo volò dalla Terza alla Prima Categoria, riuscendo pure a salvarsi comodamente nella massima serie del Carnico. Quel Rigolato che poi, chissà perché, sparì nonostante un impianto sportivo da fare invidia a tanti campi regionali.
Non chiedetegli ricordi particolari, perché per lui, la sua avventura nel calcio è tutto un ricordo e non lega nessuno di questi ad una vittoria. E infatti se si insiste a chiedergli se ci sia almeno un fotogramma da fissare nella memoria vi dirà che ha ancora in mente la prima partita nel Carnico, a Ovaro, nel 1994.
E gli avversari? Quali lo hanno messo più in difficoltà? Non fa fatica ad ammettere che, sì, spesso quando lo affrontavano rimediavano qualche brutta figura, ma al tempo spesso ammette: «In tanti non mi hanno fatto toccar palla, ma ricordo in particolare Claudio Iob dell’Illegiana. Non sicuramente il più appariscente di quanti ho incrociato, ma uno che ho sempre sofferto». Nonostante in campo avesse le stimmate del solista, ragionava sempre in funzione del collettivo, perché la giocata del singolo va bene, ma poi serve che i compagni sappiano difendere, ti passino la palla e assecondino le tue intuizioni. Uno che si è fatto sempre ben volere e si è trovato bene con tutti praticamente, ma anche in questo caso non gli piace fare classifiche: «Ci sono tanti compagni ai quali sono legato e con i quali ancora ci frequentiamo. Le squadre del Carnico diventano una seconda famiglia e quindi non vorrei far torto a nessun… parente».
Un mondo quello del Carnico che non riesce proprio a dimenticare e infatti attualmente è uno dei componenti della Delegazione LND di Tolmezzo. E sicuramente anche lì avrà portato la sua voglia di calcio e qualche idea e qualche guizzo dei suoi.

Visita la sezione Story per scoprire altri ritratti e ricordi del Carnico.

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