Aurelio Picco: «Per il mio Bordano vorrei un animo carnico»

di MASSIMO DI CENTA

Sarà ancora Aurelio Picco a guidare il Bordano nella prossima stagione: al quarto anno sulla panchina della squadra, il tecnico conosce bene ambiente e società e si appresta a vivere una stagione che parte come al solito con grande entusiasmo. A lui abbiamo chiesto se si ritiene soddisfatto di come ha agito la dirigenza in sede di mercato.
«Durante l’inverno – ci risponde – la società si è data parecchio da fare: in rosa ci sono alcuni giovani interessanti ed altri giocatori che nelle scorse stagioni hanno già dimostrato di essere validi e quindi penso che il nuovo Bordano abbia le carte in regola per fare bene. Mi sento soddisfatto dell’organico a disposizione e credo che la dirigenza abbia operato al meglio ed al massimo delle sue possibilità».

Pensi che la tua squadra possa inserirsi nel discorso promozione?
«Questa è una domanda molto difficile: sono troppe le variabili che potranno determinare l’esito del campionato, tanto più che avendo una decina di ragazzi nuovi bisognerà capire come sapranno inserirsi e quale contributo potranno dare. Comunque in ogni caso vorrei che la nostra caratteristica di base resti la stessa di sempre ovvero di provare a vincere ogni partita giocando a viso aperto con chiunque».

In termini di risultati, il presidente Niccolini e i suoi collaboratori ti hanno chiesto qualcosa?
«La società direttamente non mi ha chiesto nulla, ma percepisco che le attese sono importanti e che nell’ambiente c’è un forte interesse e molta positività».

Lavori a Bordano da diverso tempo, cosa differenzia la tua squadra da quelle più strettamente carniche?
«Sottolineo che giocare contro le squadre carniche non è mai facile, perché oltre alla qualità, hanno uno spiccato senso agonistico ed uno spirito di sacrificio encomiabile. Sanno dare importanza ad ogni gara e l’interpretano con coraggio, umiltà e grande determinazione: insomma, no molin mai. Le mie squadre, almeno degli ultimi anni, non hanno compreso pienamente questi principi e fintanto che non sapremo farli nostri, pagheremo sempre dazio».

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